Petto d’anatra alla soia e miele

L’abbandono del focolare domestico, il nido lasciato vuoto, per me ha voluto dire proprio l’abbandono del focolare.

Il diventare orfano di strumenti di cottura tanto amati come il focolare appunto e il forno per il pane.

Allora addio girarrosto, addio grigliate e verdure cotte sotto la cenere. Le enormi bistecche alte tre dita, pollo alla diavola, salsicce e sambudelli.

Arrosto girato o volatili al girarrosto che lentamente fanno cadere i loro preziosi succhi nella leccarda (o golosa che dir si voglia).

Tornano ciclicamente ma in maniera sempre più rada in un estenuante gioco di desiderio e sfogo delle mie bramosie.

Viene d’aiuto ogni tanto la ghisa. Ma non è la stessa cosa. Uno si accontenta ma è come far l’amore con una donna pensando ad un’altra.

Petto d'anatra alla soia e miele

Non è assolutamente vero che chi si accontenta gode. Ma non c’è altro da fare e si va avanti.

  • Mezzo petto d’anatra con la pelle
  • mezzo bicchiere di salsa di soia
  • 1 cucchiaino e mezzo di miele
  • I semi di una bacca di cardamomo
  • Pepe (se di Sichuan meglio)
  • 1 spicchio d’aglio

Nel frullatore mettere tutti gli ingredienti tranne il petto d’anatra e frullare per rendere tutto omogeneo.

Rifilare il petto d’anatra e incidere la pelle a formare degli scenografici rombi. Spennellare la pelle con la mistura.

Ripetete questa operazione un tre o quattro volte lasciando fuori dal frigo la carne per una mezz’oretta.

Accendere il fuoco e a massima potenza far scaldare (incandescente deve essere) la gratella di ghisa.

Appoggiare il petto dalla parte della pelle e dopo un paio di minuti abbassare il fuoco a media potenza. Continuare a cuocere facendo salire la cottura il più possibile e facendo attenzione a non bruciare nulla.

Spennellare nel frattempo la carne.

Quando la pelle sarà ben croccante girare e continuare la cottura spennellando di quando in quando il petto. Portare a fine cottura.

PS. Se avete modo terminate la cottura in forno, 170 gradi con la pelle girata in su e ogni tanto tirate fuori e spennellate.

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